"Riconoscere le oliere pericolose non è impossibile. Anche per le persone meno esperte. "Al di là del prezzo basso, anomalo per un oggetto in vero inox, la presenza di saldature macroscopiche all'interno dell'oggetto, ci danno più di un sospetto sulla conformità di quell’oliera".
A parlare è Luca Amendola, responsabile dell’Unità alimenti dell'Arpa Lazio di Roma, il laboratorio di analisi che, per conto dell'Usmaf di Fiumicino - l'Ufficio di sanità preposto ai controlli sanitari nello scalo romano - a seguito di controlli analitici ha scoperto le "oliere al piombo".
Dottor Amendola, il piombo in un manufatto in acciaio inox non dovrebbe esserci. Eppure voi lo avete rintracciato in quantità elevatissime. Come ci siete arrivati?
Di prassi svolgiamo controlli analitici su richiesta delle autorità sanitarie. Sottoponiamo gli oggetti in acciaio inossidabile alle prove di cessione di nichel e cromo che sono componenti dell’acciaio. Come laboratorio però ci orientiamo su un controllo più esteso per i metalli pericolosi rispettando un principio di legge: "È vietato produrre, porre in commercio o usare materiali e oggetti che rendono nocive le sostanze alimentari o pericolose per la salute pubblica".
Quindi di routine su un manufatto dichiarato inox non si va a cercare il piombo. E invece?
Il nostro laboratorio utilizza tecniche e strumenti molto efficaci capaci di estendere la ricerca a tutti i metalli pesanti. Inoltre conosciamo la problematica delle leghe spacciate per acciaio inox e quindi preferiamo approfondire i controlli su tutti i metalli nocivi per la salute umana. Nel caso delle oliere abbiamo riscontrato una concentrazione di piombo assolutamente anomala ed elevata per un manufatto realizzato con gli acciai previsti dalla legge.
A quel punto avete avuto la prova che quelle ampolle sono illegali. Ma la pericolosità per la salute come viene accertata?
Sottoponiamo il campione a una prova di migrazione con metodi standardizzati a livello nazionale: introducendo un liquido simulante alimentare, l'acido acetico diluito, riscontriamo una cessione di piombo sospetta, di alcuni milligrammi per chilo di simulante.
E nell'olio?
In presenza di quei risultati, avvertiamo le autorità e, sentito il parere dell'Istituto superiore di sanità, ripetiamo la prova di cessione del piombo con un extravergine che ha un'acidità bassa, quindi di ottima qualità: nelle tre tipologie di oliere il piombo ceduto arriva a un massimo di 0,93 milligrammi per chilo di olio.
Se in quell'oliera inseriamo un olio più acido o addirittura aceto, la migrazione del piombo aumenta?
Sì, cresce in modo conseguente. Teniamo presente che il limite di piombo negli oli in commercio è di 0,1 milligrammi per chilo.
Cosa ci deve far mettere in allarme?
Consideriamo innanzitutto la fattura dell'oggetto: se presenta saldature che possono entrare in contatto con gli alimenti, anche in presenza di una dicitura "acciaio inox", dobbiamo insospettirci. Passiamo poi alla "qualità" stessa delle saldature: se sono "brunite" allora i sospetti aumentano ancora di più.
Esistono altri oggetti sui quali occorre mantenere alta la guardia?
Dalla nostra attività di controllo ogni anno produciamo un 10% di non conformità rispetto agli oggetti analizzati. Una percentuale non trascurabile. La non conformità spesso riguarda oggetti spacciati come inox oppure manufatti in leghe di alluminio molto scadenti. Inoltre su oggetti plastici di colore nero, come le palette o i cucchiai da cucina, rinveniamo le ammine aromatiche più cancerogene.
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