Se la vita ci è resa difficile da questa assurda malattia, noi non ci arrendiamo!
"Short-term profits can short-change our future...The cost of ignoring the chemical effects on human health is quietly but steadily growing ever higher, creating a dangerous risk to the very underpinnings of society" Cindy Duering
"Scopo e compito della scienza (episthmh) è lo scoprire qualcosa che non è stato ancora scoperto e il cui esser scoperto sia preferibile al restare ignoto". Ippocrate

giovedì 29 marzo 2012

Sostanze chimiche: basse dosi - alto impatto sulla salute

Le esposizioni alle basse concentrazioni possono avere gravi conseguenze sulla salute. 

Si tratta del risultato di una nuova ricerca, frutto di tre anni di lavoro che  finalmente dà una risposta ad una delle maggiori questioni che si ponevano gli studiosi e cioè se le basse concentrazioni alle quali sono esposti la maggior parte delle persone fossero dannose. 

 I risultati della ricerca sono stati resi noti il 14 marzo dal team dei 12 scienziati che hanno effettuato uno studio sulle sostanze chimiche che, simulando gli ormoni, interferiscono col sistema endocrino. 
Nel cibo, nei prodotti di uso quotidiano, comprese le materie plastiche, i pesticidi ed i cosmetici si trovano decine di sostanze chimiche che possono mimare o bloccare gli ormoni.

La conclusione è che le esposizione a basse dosi ad alcune sostanze hormone-like producono effetti sulla salute che non vengono generati dalle dosi elevate.

sabato 17 marzo 2012

Deodoranti per la casa tra gli "inquinanti domestici"

Diverse associazioni di consumatori europee, compresa l'italiana Altroconsumo, stanno lanciando un atto d'accusa contro i prodotti per deodorare e profumare la casa. Il Beuc, l'ufficio europeo delle associazioni di consumatori, ha realizzato uno studio con il contributo delle associazioni di consumatori di Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Belgio. L'indagine europea ha misurato la qualità dell'aria nel caso di utilizzo di deodoranti ed altri prodotti profumati che vengono reclamizzati per la capacità di pulire e rinfrescare la casa, compresi detersivi per la pulizia contenenti profumo, e quelli che si utilizzano per mezzo di diffusori che funzionano liberando nell'aria sostanze organiche volatili.
I test condotti dalle associazioni di consumatori per valutare l'impatto sulla salute delle persone e sull'ambiente hanno riguardato 76 prodotti, di cui 27 presenti sul mercatomercato italiano.
Questi prodotti possono essere ripresi nella categoria delle sostanze inquinanti domestiche, in quanto piuttosto che migliorare l'aria, la inquinano. Alcuni deodoranti rilasciano sostanze inquinanti e cancerogene, quali benzene , stirene, eteri glicolici, formaldeide. Alcuni dovrebbero essere immediatamente ritirati dal mercato. Le persone sensibili, come i bambini, gli asmatici o le donne in gravidanza, non dovrebbero entrare o sostare in ambienti dove sono utilizzati tali prodotti.
Se presenti in forti quantità, la maggior parte di questi composti irritano gli occhi ed i polmoni, ma non è detto che la diffusione lenta e a piccolissime dosi di queste sostanze, così come avviene attraverso i diffusori che vanno più di moda di recente ed hanno sostituito quelli a diffusione istantanea, sia meno dannosa.
I diffusori elettrici rappresentano circa un terzo del mercato, mentre gel e candele occupano il 15% del mercato. Tali dispositivi riescono a diffondere il profumo in maniera molto volatile ed esso si diffonde immediatamente nell'aria.
Il 72% degli asmatici è costituito da persone sensibili ai profumi, che sono da considerare vere e proprie sostanze inquinanti dell'aria in grado anche di causare reazioni allergiche.
Alcuni prodotti contengono anche tracce di diossina, paradiclorobenzene, formolo, tutte sostanze nocive per la salute alle quali occorre ancora aggiungere l'acetaldeide che attacca in particolar modo il fegato.
Neanche le candele e l'incenso sono privi di colpe. Le candele liberano l'acroleina, la formaldeide e l'acetaldeide in concentrazioni in generale superiori alle norme raccomandate dall'agenzia europea per la tutela dell'ambiente (EPA).
L'esposizione ai fumi d'incenso è altrettanto a rischio. Essi contengono sostanze come i benzeni che causerebbero disturbi alla salute come la tosse, l'asma, delle dermatosi, e perfino il cancro.
Studi sugli animali dimostrano che dopo esposizione a quantità normale di un prodotto venduto nel commercio, quest'ultimi soffrivano per irritazioni della pelle e dei polmoni e manifestavano un rallentamento della respirazione e comportamenti anormali. Le associazioni dei consumatori chiedono alla Commissione europea, che ha redatto la direttiva REACH per la registrazione, valutazione e approvazione di alcune sostanze chimiche, e ai legislatori nazionali chiedono:
- che tutte le sostanze chimiche presenti in questi prodotti siano sottoposte a test tossicologici prima che sia autorizzata la vendita di tali deodoranti per casa;
- che le sostanze irritanti e allergeniche, quando presenti, siano dichiarate in etichetta;
- che siano ritirati dal mercato i deodoranti per ambiente che rilasciano sostanze cancerogene;
- che sia obbligatoriamente stampata su ogni prodotto la frase "non utilizzare in presenza di bambini, asmatici e donne incinta";
- siano sanzionati e ritirati i messaggi pubblicitari ingannevoli che dichiarano che tali prodotti "purificano l'aria".
fonte: italia salute- leonardo

venerdì 9 marzo 2012

Al Policlinico Umberto I di Roma presto ambienti idonei ai malati di MCS

Roma, 8 mar - Intesa fra il Policlinico Umberto I di Roma e le associazioni dei malati di MCS (Multiple Chemical Sensitivity) per l'individuazione, "nel più breve tempo possibile", di "un ambiente idoneo per la loro presa in carico". 

Sono oltre 4.000, i cittadini italiani affetti dalla Sindrome di MCS (Multiple Chemical Sensivity, in italiano Sensibilità Chimica Multipla), sindrome multisistemica fisico-organica di intolleranza ambientale totale alle sostanze chimiche che colpisce apparati ed organi del corpo umano: respiratorio, neurologico, cardiocircolatorio, digerente, renale, muscolare, osteoarticolare e ormonale. I sintomi compaiono acutamente quando il malato entra in contatto accidentale o per motivi professionali con sostanze chimiche, anche in minime dosi, normalmente tollerate dalla maggior parte della popolazione e di uso quotidiano: insetticidi, disinfettanti, detersivi, profumi, deodoranti, vernici, solventi, colle, carta stampata, inchiostri, fumi di combustione, prodotti plastici ma anche farmaci e anestetici.Mauro Celli, Responsabile Aziendale Malattie Rare del Policlinico Umberto I di Roma, ha spiegato che l'azienda ospedaliera ha assicurato alle associazioni Amici della MCS, Anchise, Associazione Malattie da intossicazione Cronica e/o Ambientale (A.M.I.C.A), "la massima collaborazione per accogliere queste persone nel modo più corretto e cioè con ambienti e attrezzature adeguate".

mercoledì 7 marzo 2012

Negli Usa: pubblicata la bozza delle Linee Guida per la Salute Ambientale nelle Scuole

Uno strumento per difendere i bambini dagli inquinanti ambientali che influiscono sulla loro salute.
Ora c'è un mese e mezzo per le obiezioni

Scoperta molecola che fa mantenere giovane il cervello


Si chiama CREB1 ed è attivata dal mangiare con moderazione
I risultati della ricerca italiana sono stati pubblicati, nel dicembre scorso, sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences USA (PNAS)

 Mangiare troppo “appesantisce” il cervello facendolo invecchiare: ricercatori italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma hanno identificato una molecola che aiuta il cervello a mantenersi giovane e che può essere attivata mangiando meno. Questa molecola, chiamata CREB1, viene attivata da una dieta a basso contenuto calorico (restrizione calorica) e funziona da direttore d’orchestra accendendo altri geni importanti per la longevità e per il buon funzionamento del cervello.
È la scoperta frutto del lavoro scientifico condotto dall’equipe di Giovambattista Pani, ricercatore dell’Istituto di Patologia Generale, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, diretto dal Professor Achille Cittadini, in collaborazione con il gruppo di ricerca del professor Claudio Grassi dell’Istituto di Fisiologia Umana. Il lavoro ha visto impegnati per diversi anni un dottorando di ricerca, Salvatore Fusco, e altri giovani colleghi (Sofia Chiatamone Ranieri, Cristian Ripoli, Maria Vittoria Podda, Lucia Leone) di entrambi gli Istituti. La ricerca viene pubblicata questa settimana sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences USA (PNAS).
“La speranza – afferma il dottor Pani – è che si trovi il modo di attivare CREB1, per esempio attraverso nuovi farmaci, anche senza doverci sottoporre a una dieta ferrea.
La restrizione calorica, non scevra da effetti collaterali, è stata per noi più che altro un espediente sperimentale per scoprire e accendere un circuito protettivo del cervello che coinvolge CREB1 e altri geni responsabili della longevità, le sirtuine (Sirt)”.
La restrizione calorica, ovvero una sorta di dieta non particolarmente drastica in cui l’animale può mangiare solo fino al 70% del cibo che consumerebbe normalmente, è uno strumento ormai noto per allungare la vita, come si è visto in molti modelli sperimentali. Sottoposti a restrizione calorica i topi non vanno incontro a obesità e diabete, presentano migliori performance cognitive, sono meno aggressivi e non sviluppano, se non molto più tardivamente, alterazioni comparabili a quelle della malattia di Alzheimer e, comunque, in forma meno grave rispetto agli animali supernutriti.
Non a caso negli ultimi anni si è andata facendo largo l’ipotesi, sempre più avvalorata da numerosi risultati sperimentali, che l’obesità fa male al cervello, lo rallenta, lo fa invecchiare precocemente, rendendolo suscettibile alle malattie tipiche della terza età come la demenza senile e il Parkinson. Al contrario, la restrizione calorica mantiene giovane il cervello. Ciò nondimeno, i “pulsanti” molecolari che governano gli effetti positivi della dieta sul cervello non erano finora noti.
Ci hanno pensato i ricercatori dell’Università Cattolica a fare un po’ di luce, scoprendo una molecola attivata dalla restrizione calorica. Gli esperti hanno dimostrato che a mediare gli effetti positivi della dieta nel cervello è la proteina CREB1, una molecola che supervisiona l’attivazione di altri geni tra cui quelli delle molecole della longevità, le sirtuine. Non a caso CREB1 regola importanti funzioni cerebrali come la memoria, l’apprendimento e il controllo dell’ansia e la sua attività diminuisce o viene compromessa fisiologicamente dall’età che avanza.
“I neuroni – spiega il professor Grassi – comunicano tra loro mediante giunzioni specializzate chiamate sinapsi la cui funzione è essenziale non solo per la trasmissione delle informazioni nelle reti neurali, ma anche per il loro immagazzinamento (formazione dei ricordi). La corretta funzione delle sinapsi è, quindi, determinante per l’apprendimento e la memoria e sue alterazioni sono alla base del declino cognitivo che
si osserva nella malattia di Alzheimer e in altre forme di demenza. I nostri studi dimostrano che la restrizione calorica potenzia la capacità delle sinapsi di memorizzare le informazioni e che tale azione benefica è mediata da CREB1”.
I ricercatori italiani hanno scoperto, infatti, che la funzione di CREB1 può essere di molto aumentata semplicemente riducendo l’introito calorico e che CREB è assolutamente indispensabile per l’effetto della restrizione calorica sul cervello. Infatti, in topi mancanti di CREB1 nelle aree cerebrali deputate alle  funzioni cognitive, i benefici della restrizione calorica sul cervello (miglioramento della memoria, etc.) risultano totalmente aboliti. Pertanto, l’animale, nonostante la dieta, presenta gli stessi deficit dell’animale supernutrito. Queste osservazioni identificano, quindi, per la prima volta un importante mediatore degli effetti della dieta sul cervello.
“Questa scoperta – conclude il dottor Pani – ha notevoli implicazioni per future terapie volte a mantenere il cervello giovane e prevenirne la degenerazione senile. Inoltre, i nostri studi gettano luce sulla correlazione, evidente ma mai completamente compresa, tra malattie metaboliche (diabete e obesità) e declino delle attività cognitive”.